Integratori: quali sono efficaci e quando assumerli

In Italia sono acquistati da due terzi della popolazione, ma non sempre se ne fa un uso appropriato. Leggi i consigli degli esperti

Vitamine, minerali, fibre, estratti di erbe nostrane o di piante esotiche. In pillole, compresse, capsule, gocce, tavolette… È davvero variegata l’offerta di integratori alimentari: per perdere peso, per concentrarsi nello studio, per dare volume e lucentezza ai capelli, per prepararsi all’attività sportiva, e per alleviare la stanchezza negli anziani… L’anno scorso circa il 65% della popolazione italiana ne ha comprato almeno uno, nella stragrande maggioranza dei casi in farmacia, ma questi prodotti sono disponibili anche nelle parafarmacie, nei supermercati e online. Si tratta di un mercato che in Italia gode di ottima salute, con un fatturato di 3,3 miliardi di euro e in crescita (+5% rispetto al 2017): parola di FederSalus, l’associazione nazionale produttori e distributori di prodotti salutistici.

Utili in caso di carenze nutrizionali

Ma servono effettivamente alla nostra salute? «Gli integratori alimentari costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine, gli aminoacidi e gli acidi grassi essenziali, o di altre sostanze, inclusi gli estratti di origine vegetale», spiega Giovanni Scapagnini, docente di nutrizione umana all’Università del Molise e vicepresidente della Società italiana di nutraceutica (Sinut). E, come puntualizza l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), «hanno lo scopo di correggere le carenze nutrizionali, mantenere un adeguato apporto di alcuni nutrienti o coadiuvare specifiche funzioni fisiologiche. Ma non sono medicinali e, in quanto tali, non possono esercitare un’azione farmacologica, immunologica o metabolica. Pertanto il loro uso non ha lo scopo di trattare o prevenire malattie o modificare le nostre funzioni fisiologiche». Gli integratori, dunque, non sono farmaci, ma prodotti destinati alle persone sane. Di fatto sono equiparati agli alimenti (ai sensi della direttiva 2002/46). E, a differenza dei farmaci, prima di essere messi in vendita non devono dimostrare obbligatoriamente la propria efficacia ma la corretta applicazione della Good Manufacturing Practice (le norme di corretta fabbricazione): di conseguenza l’assenza di contaminanti viventi (virus, batteri…) o sostanze tossiche (metalli pesanti, impurità chimiche…), e il rispetto delle posologie indicate dalle tabelle del ministero della Salute che ne definisce i dosaggi utilizzabili a garanzia della loro sicurezza.

Un valido supporto per neo mamme, vegani e anziani

«Il loro uso è raccomandato in caso di un conclamato stato di carenza che, per qualche motivo, è difficile da gestire semplicemente attraverso la dieta, oppure in situazioni in cui è opportuna una supplementazione di un determinato nutriente», puntualizza Renato Bruni, divulgatore scientifico e ricercatore al Dipartimento di scienze degli alimenti e del farmaco dell’Università di Parma. Si pensi per esempio al maggior fabbisogno di acido folico delle donne in gravidanza o all’integrazione di vitamine del gruppo B di cui necessitano i vegani o di vitamina D raccomandata ai neonati. E ancora, come suggerito da un articolo sulla rivista scientifica Journal of the American Medical Association, l’uso degli integratori può essere raccomandato dal medico in caso di malattie che interferiscono con l’assorbimento di alcuni nutrienti, per esempio osteoporosi, malattia di Crohn o anemia, o a particolari fasce della popolazione, per esempio gli anziani che possono avere problemi di assorbimento di alcune vitamine e minerali. Insomma, è sbagliato pensare che gli integratori siano una panacea per ogni male: «funzionano per certe condizioni, in certi contesti e a certi dosaggi», sottolinea Scapagnini.

Non sostituiscono la dieta sana ed equilibrata

Di fatto, nei circa 18.000 integratori in commercio in Italia, «troviamo sia sostanze di cui abbiamo un bisogno giornaliero e che regolarmente assumiamo attraverso l’alimentazione, per esempio il ferro, sia estratti o composti vegetali, i cosiddetti botanical», prosegue Bruni. Ma, come raccomanda il gruppo di lavoro «Salute e qualità della vita» della Federazione italiana scienze della vita e la Fondazione Gimbe (che promuove e realizza attività di formazione e ricerca in ambito sanitario), attenzione a illudersi che gli integratori possano sostituire una dieta sana ed equilibrata (tra l’altro, i micronutrienti contenuti nel cibo vengono assorbiti meglio) e attenzione al fai-da-te innescato magari dall’influencer di turno che ne promuove il consumo per perdere peso o per essere più performanti. Senza un adeguato controllo medico, infatti, gli integratori possono causare anche effetti indesiderati, sia per la concomitanza di patologie o di trattamenti farmacologici con cui possono interferire, sia per la potenziale tossicità che oligoelementi e vitamine possono esercitare sull’organismo in caso di eccessiva assunzione. In altre parole, meglio verificare con il medico se un integratore possa avere potenziali interazioni con la terapia farmacologica che si sta seguendo.

Attenzione all’effetto airbag

E poi c’è il cosiddetto effetto airbag. «Con questa espressione si indica la tendenza di alcuni consumatori di integratori a non correggere alcuni eventuali stili di vita scorretti, per esempio la sedentarietà, le sigarette, la dieta sbilanciata, per l’errata convinzione, alimentata in alcuni casi dal marketing, che il prodotto che assumono conferisca loro una sorta di invulnerabilità», spiega Bruni. «Anche se, fortunatamente, la maggior parte dei consumatori di integratori sono attenti alla salute e seguono già diete e stili di vita sani». In ogni caso, FederSalus ha stilato delle linee guida in materia di regolamentazione della comunicazione commerciale chiarendo quello che degli integratori alimentari non può essere detto perché falso. Per esempio, che prevengono il cancro, fanno dimagrire, sostituiscono i pasti, curano malattie o sostituiscono i farmaci. Del resto, anche l’Istituto Superiore della Sanità ricorda che le etichette non possono contenere diciture che inducano le consumatrici e i consumatori a pensare a una cura miracolosa, né al fatto che l’integratore sia essenziale e necessario anche in presenza di una dieta equilibrata e variata. Lo ribadisce il ministero della Salute: «un integratore alimentare non può “compensare” i comportamenti scorretti» ed è meglio diffidare «di integratori pubblicizzati per proprietà ed effetti mirabolanti o come soluzioni “miracolose” dei tuoi problemi»

Diffidare delle informazioni sul web

Per favorirne allora un uso corretto, quando necessario, Scapagnini mette in guardia i lettori di OK ricordando i tre pilastri su cui si regge la nostra salute: «Corretta alimentazione, regolare attività fisica e sane relazioni sociali. In alcune situazioni l’integratore può essere un alleato del nostro benessere, ma in alcun modo può sostituire quei tre pilastri. In Italia quasi metà della popolazione assume integratori ma non sempre in modo consapevole. Per esempio, non sempre si informa sulle possibili interazioni di queste sostanze con i farmaci: aspetto da non da sottovalutare». Per questo l’esperto sottolinea il ruolo importante dei medici e dei farmacisti (importanti perché gli integratori sono prodotti da banco) per consigli e informazioni utili. Secondo un’indagine condotta da Gfk-Eurisko nel 2017 per conto di Integratori Italia il medico, soprattutto quello di medicina generale, è fonte di informazione sugli integratori nel 47% dei casi, il farmacista nel 40% ed entrambe le figure professionali sono sopravanzate dal web (51%). Oggi infatti «il web ha reso più facile l’accesso alle informazioni, ma ciò, purtroppo, non si traduce in più qualità, anzi si moltiplicano le fonti e chiunque semplicemente con un telefonino può, grazie ai social, elargire consigli anche su temi delicati come la salute, arrivando a un pubblico di milioni di follower spesso giovanissimi», puntualizza Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, che ha stilato un decalogo che aiuta a uso corretto di questi prodotti.

Il maxi-studio Cosmos

Per difendersi dalle false promesse, che in molti casi circolano sul web e sono amplificate dai social network, Renato Bruni, ricercatore al Dipartimento di scienze degli alimenti e del farmaco dell’Università di Parma, suggerisce ai consumatori di «abituarsi a chiedere le prove a chi consiglia un prodotto perché capace di ridurre fattori di rischio per la salute: quali dati cioè ne dimostrano l’efficacia, in modo da fare scelte consapevoli e sensate». In sostanza, bisognerebbe che l’efficacia di un integratore fosse sempre dimostrata da studi scientifici seri. «Uno dei più importanti è il Cosmos, in corso negli Stati Uniti», ricorda Giovanni Scapagnini, docente di nutrizione umana all’Università del Molise e vicepresidente della Società italiana di nutraceutica (Sinut). Iniziato nel 2015, il Cocoa Supplement and Multivitamin Outcomes Study ha arruolato 22.000 volontari tra uomini e donne e si concluderà nel 2020, con l’obiettivo di valutare l’effetto sulla salute cardiaca e cerebrale della supplementazione di multivitaminici e flavanoli del cacao. «Sembrano essere molto promettenti per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, perdita di memoria, declino cognitivo, ma non abbiamo ancora prove definitive e abbiamo pochissimi dati sulla loro efficacia o sicurezza», puntualizza JoAnn E. Manson, coordinatrice dello studio e responsabile della medicina preventiva al Brigham and Women’s Hospital di Boston.